Quando il corpo si ferma, la mente deve muoversi

Musiala, l’infortunio e il ruolo dello psicologo dello sport

Quando Jamal Musiala si è accasciato a terra, le urla sono state subito coperte da un silenzio tagliente. Quel tipo di silenzio che nel mondo dello sport si sente solo quando c’è qualcosa di grave. Non è stato solo il dolore fisico a gelare lo stadio, ma anche il colpo invisibile all’identità di un atleta. Perché quando il corpo cede, la mente rischia di crollare. E lì entra in gioco una figura spesso poco visibile ma fondamentale: lo psicologo dello sport.

Più di un ascoltatore, ma centrale nel recupero

Lo psicologo dello sport non si occupa semplicemente di “far stare meglio” l’atleta dopo un trauma. Lavora sul dialogo interno, sulle emozioni che non si vedono nelle radiografie: paura di non tornare come prima, senso di inutilità, rabbia, frustrazione. Interviene quando l’atleta deve rimettere insieme la propria immagine mentale, riscrivere i propri obiettivi e accettare un tempo di recupero che sembra sempre troppo lungo.

Musiala non ha solo subito una frattura: ha perso il ritmo, il ruolo, il contatto con il suo mondo. In questi casi, il rischio maggiore non è fisico ma psicologico: chi vive di prestazioni può sentirsi “rotto” anche dentro.

La mente che guarisce aiuta il corpo a guarire

Esistono ricerche che mostrano chiaramente come l’intervento psicologico durante un infortunio acceleri il recupero motorio. Ridurre ansia e pensieri negativi migliora la qualità del sonno, rafforza l’adesione alle terapie e aumenta la fiducia nel processo di riabilitazione. Non è solo motivazione: è biochimica, è neuroplasticità, è equilibrio ormonale.
Uno psicologo sportivo costruisce una nuova narrativa con l’atleta, dove la pausa non è una fine ma un passaggio. Lavora sulla visualizzazione, sulla routine mentale, sulla comunicazione con il team medico e la squadra. Ogni piccolo progresso fisico diventa anche uno strumento di rinforzo psicologico.

Da Musiala a chiunque affronti uno stop

Musiala, oggi, sta affrontando qualcosa che tanti atleti , e anche tanti amatori conoscono: il vuoto tra l’infortunio e il ritorno. Quel tempo sospeso dove non si è più parte attiva del gioco, ma si deve credere in qualcosa che non si vede ancora. Lo psicologo dello sport accompagna proprio lì, dove il dolore non ha punti di sutura ma scava dentro. Dove il corpo aspetta, ma la mente può già muoversi.

Perché nello sport, come nella vita, la vera ripartenza comincia da come guardi avanti e da chi ti aiuta a farlo.

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